MILANO D’ARTE E CULTURA

Scrittori, musicisti, poeti, artisti. E scultori, filosofi, premi Nobel, letterati. Poi pittori, architetti. Sono tutti transitati almeno una volta nella propria vita a Milano, che ha saputo accoglierli e coccolarli. Qui sono passate le menti più geniali che la storia, italiana e non, ha potuto partorire, nutrendosi della rete sociale che la città ha da sempre favorito e stimolato.

Non sorprendetevi di fronte cose che avrete già sentito, non stupitevi nell’ascoltare storie che non avreste mai immaginato. L’arte, tutta, è così: non si vede, passa attraverso noi stessi e lascia un sorriso di incertezza, come a chiedervi: “Ma davvero si può?”. Certo che si può.

Piazza San Fedele

Piazza San Fedele, Milano, MI, Italia

Metà dei milanesi era in strada, quel giorno, stando alle cronache e ai commenti che ancora si possono scovare su giornali d’epoca e reperti. Se n’era andato uno dei padri spirituali e non solo di quella che da poco era diventata l’Italia, e il minimo che si potesse fare era unirsi ad altri sconosciuti per salutarlo un’ultima volta. Di certo uno degli artisti più iconici e riconoscibili, pioniere della lingua e alfiere della letteratura nazionale. Che pure aveva avuto una vita non banale: irrequieto da giovane, affamato di studio e persone in età adulta, nevrotico ma di profonda cultura con l’avanzare del tempo.

Alessandro Manzoni ha in qualche modo segnato l’evoluzione dell’umanità italiana, raccontando il successo dei deboli e le difficoltà di un amore povero e vero. Morì nel 1873 per una meningite, complicanza di una caduta per cui battè la testa sui gradini della Chiesa di San Fedele, dove andava a pregare quasi quotidianamente (e dove oggi esiste una targa che lo commemora). Lui che aveva più volte ceduto alle sirene parigine, finì col tornare e dire addio nella città dove era nato, aveva sofferto e che aveva immortalato nell’opera che non scadrà mai. La statua al centro della piazza lo rappresenta con la sua tipica e solo apparente seraficità; e dove Manzoni abitava si può visitare la Casa Museo dedicatagli (via Gerolamo Morone 1). Anche se non serve certo quella, ai milanesi e agli italiani, per ricordarlo

Palazzo Luraschi

Corso Buenos Aires, 1, Milano, MI, Italia

I Promessi Sposi, appunto, piacevano ovviamente anche al brillante ingegnere Ferdinando Luraschi, che verso la fine del 1800 era alle dipendenze dell’Ospedale Maggiore, per amministrarne il leggendario Lazzaretto. Su un lotto di terreno che era appartenuto al ricovero per gli appestati, Luraschi fece costruire lo strepitoso Palazzo Luraschi, che prese il suo nome e divenne celebre per le sue geometrie sognanti. Ancor più famoso arrivò a essere il porticato interno, al quale si può accedere chiedendo il permesso al raggrinzito e sorridente portinaio: ogni colonna è sormontata da un busto con uno dei personaggi del romanzo di Manzoni. Sapete riconoscere di chi sono quei volti che si guardano negli occhi, e che magari adesso scrutano anche voi?

Grand Hotel et de Milan

Via Alessandro Manzoni, 29, Milano, MI, Italia

Poco meno di trent’anni dopo la morte del Manzoni, nel 1901, fu Giuseppe Verdi a lasciare vuota un’altra sedia al tavolo dei miti. Fu colto da un ictus, e spirò per le conseguenze mentre alloggiava al Grand Hotel et de Milan, sua dimora storica durante le sue permanenze in città, soprattutto perché pressoché attaccato al Teatro della Scala (e perché l’unico albergo a Milano ad avere un servizio di posta): la suite a lui riservata, la numero 105, è ancora oggi conservata con gli arredi dell’epoca, peraltro assolutamente visitabile e regolarmente disponibile per prenotazioni ordinarie.

Alla scrivania della sua stanza aveva composto le sue più grandi opere, su tutte l’Otello e il Falstaff che si affermarono come suoi iconici trionfi. Fu amato, amatissimo dal pubblico milanese, che di fatto lo lanciò nel gotha dell’arte mondiale con le cinquantasette repliche richieste del Nabucco, nel 1842; il leggendario coro Va, pensiero fu ufficiosamente adottato come canto di rivolta contro gli occupanti austriaci, nelle cinque giornate di qualche anno dopo. Venuti a conoscenza del malore del Maestro, i cittadini iniziarono a radunarsi ogni pomeriggio sotto il balcone dell’albergo, in attesa dell’apparizione del medico che dichiarasse le condizioni del malato: per non disturbarne il riposo, i milanesi cosparsero l’intera via Manzoni di paglia, perché il passaggio delle carrozze venisse attutito.

Casa di riposo per musicisti

Piazza Michelangelo Buonarroti, 29, Milano, MI, Italia

Verdi fu tumulato nel Cimitero Monumentale, dove già riposava (e riposa tutt’ora) Alessandro Manzoni. Poche settimane dopo fu però traslato in quella che può essere considerata come il suo capolavoro postumo: la Casa di Riposo per Musicisti, un vero e proprio ospizio per gli artisti meno fortunati che il Maestro pagò con i proventi delle sue opere, e volutamente stabilì di inaugurare solo dopo la sua dipartita, per evitare di sembrare autocelebrativo. Oltre il cortile del palazzo si trova oggi la cripta con le spoglie di Verdi e della sua seconda moglie (e consigliera di una vita) Giuseppina Strepponi.

(La Casa di Riposo si trova dunque in una piazza dedicata a un altro genio d’arte, per quanto in altra disciplina: Michelangelo Buonarroti. E per far riposare entrambe le leggende l’una accanto all’altra, qualcuno ha deciso di immortalarli insieme sulla facciata di un palazzo poco distante, in via Michelangelo Buonarroti 20).

Biblioteca Braidense

Via Brera, 28, Milano, MI, Italia

Un’autentica perla. Fu voluta dalla illuminata Maria Teresa d’Austria, cui è dedicata la sala principale, e aprì al pubblico nel 1786. Nei vent’anni precedenti si era provveduto a raccogliere le collezioni private del conte Carlo Pertusati, che già contenevano almeno 24.000 volumi, e del medico svizzero Albrecht von Haller (altri 14.000): oggi la Biblioteca Braidense, all’interno dell’Accademia di Brera, conta oltre un milione e mezzo di titoli, un patrimonio di smisurato valore che abbraccia qualsiasi branca dello scibile, arricchito anche grazie al diritto di stampa, che dal 1848 obbliga gli stampatori a consegnare una copia di qualsiasi loro prodotto alla biblioteca (dal 1910, solo gli editori nella provincia di Milano). Come ci ha detto l’archivista: “da Dante a Fabio Volo, qui abbiamo tutto”.

Il gioiello è senza dubbio il Fondo Manzoniano, raccolta di manoscritti, appunti e opere del Maestro, arrivata qui appena dodici anni dopo la sua morte: fu un dono di Pietro Brambilla, Senatore del Regno d’Italia e marito di Vittoria Manzoni, nipote di Alessandro. Vi sono anche i fondi pascoliano e foscoliano, oltre a innumerevoli raccolte tematiche dei generi più vari: al piano superiore della balaustra, per dirne una, due porte mimetizzate tra i libri danno accesso al fondo Ovidio Scolari, dedicato alla magia. In due secoli e mezzo di vita si sono aggiunte stampe miniate, illustrazioni medioevali originali, pergamene scritte a mano; pervenute grazie alle donazioni di famiglie aristocratiche o anche solo singoli intellettuali.

Una volta al mese vengono organizzate visite guidate, per poter trascorrere quaranta minuti ad ascoltare la storia di un eccezionale polo culturale, che vive in sale di legno di noce progettate da Piermarini (lo stesso architetto che disegnò La Scala), ancora oggi perfettamente conservate e fungibili. E va da sé, è una biblioteca: shhhhh!

Zara e i mosaici del cinema

Corso Vittorio Emanuele II, 11, Milano, MI, Italia

Nella prima metà del Novecento, il salotto di Milano aveva una lunga schiera di cinema a fare da corridoio: oggi rimane il multisala in via Santa Radegonda, ma per mezzo secolo fu l’Astra, in pieno Corso Vittorio Emanuele II, a reggere lo scettro di più bello di tutti. Aperto nel 1941, contava mille posti a sedere e un rifugio antiaereo sotterraneo, in caso di bombardamento durante le proiezioni: fu il primo cinema in Italia ad assegnare i posti in sala (fino ad allora, chi prima arrivava meglio alloggiava) ed era soprattutto impreziosito dai sontuosi mosaici all’ingresso.

Nel 1998 chiuse i battenti, e nel corso degli anni 2000 è stato soppiantato dalla notissima catena d’abbigliamento Zara: che per fortuna ha deciso di mantenere l’impostazione originale, strepitosamente bella anche nel controverso contesto della fast fashion. L’ingresso a ferro di cavallo, su due piani, lascia intatti i mosaici verde, oro, blu, rosso, e il principesco lampadario in vetro di Murano nella hall. È il caso di dirlo, vale il prezzo del biglietto.

Fontana a Pinocchio

Corso Indipendenza, Milano, MI, Italia

“Com’ero buffo quand’ero un burattino! E tu che mi guardi, sei ben sicuro di aver domato il burattino che vive in te?”

Magari passeggiando nel parco di Corso Indipendenza vi fermerete a pensare per qualche secondo davanti alla Fontana a Pinocchio, e finalmente riuscirete a rispondervi. L’infinito capolavoro di Collodi è stato spesso descritto come perfetta metafora della società umana, non solo italiana: il percorso di un individuo legato, rigido, che sbaglia e rischia e cade, affrontando l’ignoranza altrui e propria. Passando per cattiveria e paure, fino a ravvedersi e realizzarsi.

La statua a lui dedicata è perfetto e tremendo esempio storico di quanto Collodi racchiuse nelle sue pagine: piazzata lì a metà degli anni ’50, fu poi vittima di vandalismo e incuria, tanto da venire più volte danneggiata: mancavano pezzi, la fontana era ormai inattiva, la sporcizia era ovunque. Il Paese dei Balocchi stava prendendo il sopravvento, fino all’intervento delle amministrazioni che nel 2013 decisero di restaurarla e re-inaugurarla: Pinocchio in carne e ossa guarda dall’alto il corpo esanime del burattino che era stato, con il Gatto e la Volpe seminascosti in basso. È lì a prendersi gioco del suo passato, forse con un pugno di superbia e di certo sollievo riflettendo sulle marachelle combinate. A ciascuno di noi i propri ricordi: siamo tutti burattini prima, bambini poi, adulti forse. Ma siamo sicuri di riuscire a domare quello che davvero abbiamo in noi?

L'organo suonato dal prodigio

Via Sant'Antonio, 5, Milano, MI, Italia

A metà tra il casino dell’Università e il tran tran degli uffici di via Larga, la Chiesa di Sant’Antonio Abate è un forziere di assurde bellezze. Costruita nel ‘200 addirittura (basta andare qui per scoprirne il chiostro, altrettanto meraviglioso), ha affrontato vicissitudini intense e turbolente fino al 1582, quando fu definitivamente resa la versione attuale.

È un esempio sfolgorante di manierismo, che ricalca più correnti artistiche, racchiudendole tutte in un solo luogo. Si trovano riferimenti ai maestri italiani del Medio Evo, del Cinquecento, i fiamminghi, gli europei, in un susseguirsi di affreschi, cappelle e sculture che a guardare l’ingresso da fuori, nemmeno il più capace dei sognatori si aspetterebbe.

La chicca è proprio al di sopra della porta principale: per più di mezzo secolo inutilizzato, nel 2006 è stato restaurato l’organo a canne, originale e parte di una ricostruzione di fine Ottocento, che oggi è tornato dove merita. E che ci crediate o meno, fu suonato da Wolfgang Amadeus Mozart, quando nel 1772, pischelletto di quindici anni, passò di qui (risiedette in realtà al Convento di San Marco). Senza alcuna pressione per l’organista di oggi, sia chiaro.

Targa a Marinetti

Corso Venezia, 21, Milano, MI, Italia

Passeggiando per Milano non è affatto difficile trovare affisse alle mura dei palazzi delle targhe commemorative. È sempre stata una città dinamica, lavoratrice, fucina di successo per chi si è messo in gioco e continua a farlo. In questa casa ha vissuto un santo, in quella un politico, in quell’altra un medico pioniere. Ed è anche affascinante cercare di vederseli là, il medico, il santo e il politico, negli abiti tipici della loro epoca, circondati da una popolazione che ancora non conosce l’impatto che avranno sul mondo.

Milano è storicamente una città votata ad accogliere e permettere, con tutti i limiti che ne vengono fuori, sia chiaro: non è un caso, però, se è presente nelle biografie di centinaia di artisti celebri ovunque. Per orgoglio patriottico vi segnaliamo due placche italiane che ricordano altrettante personcine non proprio sconosciute: Filippo Marinetti, che in Corso Venezia 21 abitò e fondò la rivista Poesia, prima scintilla del mitico Futurismo (a proposito, vorrete davvero perdervi il bar futurista di Milano, autentica leggenda del bere cittadino?). E Salvatore Quasimodo (corso Garibaldi 16), giusto un attimo vincitore di un Premio Nobel e strepitoso contribuente alla cultura planetaria.

Disco di Pomodoro

Piazza Filippo Meda, Milano, MI, Italia

Per una pausa dal delirio del Duomo e della sua densità giunglesca, una buona idea potrebbe essere lasciarselo alle spalle e camminare verso nord ovest: esiste un punto che si nota subito, una macchia lucente in mezzo ai palazzi con davanti due panchine sulle quali siederete. È Il Disco Grande di Arnaldo Pomodoro: una delle opere più identitarie di uno scultore che fa genere a sé, matto per il bronzo liscio con cui forgia sfere senza difetti, che però al loro interno celano dedali di spigoli taglienti e geometrie affilate. Vorrà forse dire che sotto qualsiasi apparenza morbida, in realtà si nascondono rigidità che fanno a cazzotti per incastrarsi tra loro e non lacerare la superficie. O forse sottolinea l’impossibilità, per queste perfezioni squadrate, di rimanersene ferme senza invece aprire ferite verso l’esterno, per quanto dorata sia la bolla in cui vivono. A noi piace pensare che possa significare come ogni entità, troppo spesso senza che nessuno se ne accorga, combatte battaglie personali sopite e silenziose: quello che da fuori sembra sereno, copre invece un piccolo inferno inespresso. E forse un po’ d’empatia in più non guasterebbe.

Altrettanto intrigante, e un tantino claustrofobica ma fa parte del gioco, è un’altra creazione di Pomodoro, nella zona Ovest della città: si chiama Ingresso nel Labirinto (via Solari 35), ed è di fatto, come potete immaginare, un labirinto. Era stato realizzato nel ’95 sotto quella che era la sede della Fondazione Arnaldo Pomodoro, che si è però trasferita: al suo posto c’è oggi una boutique di alta moda, che funge da ingresso (nell’Ingresso) solo su prenotazione periodica effettuabile online. L’installazione è una corsa da fermi: si ispira all’Epopea di Gilgamesh, la prima opera epica della storia dell’umanità (2600 a.C.), ed è un susseguirsi di pareti incise in caratteri sumeri, autentiche rampe su cui occhi e mente possono andare a mille all’ora. Ci si smarrisce senza muovere un passo, si esce quasi stanchi per aver immaginato e sognato con il re di Uruk e la sua vita. Ne vale la pena, fidatevi.

Chiesa di Santa Maria in San Satiro

Via Speronari, 3, Milano, MI, Italia

L’arte a Milano ha spesso un volto misterioso, che impone una spiegazione o una scoperta. In pieno centro, ad esempio, si trova la Chiesa di Santa Maria in San Satiro: che di suo è già un luogo non esattamente comune, voluto da Gian Galeazzo Sforza nel ‘400 perché si rilanciassero le bellezze e le arti della città. In quello che sembra un edificio notevole, per carità, ma magari non clamoroso, si mimetizza un capolavoro assoluto della pittura del Rinascimento: il corridoio che vedete allungarsi oltre l’altare, sul fondo. È finto.

(Sì, è finto.)

Fu realizzato dal Bramante, genio, matto, visionario: la chiesa era stata progettata per avere un coro profondo dieci metri, ma non erano stati fatti i conti con il retro della struttura, occupato da una contrada che non permise la realizzazione secondo l’idea originale. Il buon Bramante pensò allora di utilizzare l’unico metro disponibile e spennellarci sopra un trompe l’oeil (che in francese vuol dire trucco per gli occhi) poi consegnato alla storia.

Centro dell'Incisione

Alzaia Naviglio Grande, 66, Milano, MI, Italia

Purché sia vera, faccia emozionare e racconti di sé. L’arte è meravigliosa perché non ha pareti, la si può trovare ovunque, in ogni forma. Ce n’è di nascosta e polverosa nel mercato del Naviglio, ogni ultima domenica del mese; oggettistica, abbigliamento, sedie, quadri, libri. Chi cerca, trova e ne gioisce, perché alcuni dei pezzi che si trovano, passeggiando per il corso d’acqua più odiato e amato della città, sono pezzi di assoluto valore.

Ancor meno visibile, per quanto sbiaditamente segnalata, è un’arte antica che continua a vivere in una nicchia verde e placida, proprio dove si tiene il cuore del mercatino. È il Centro dell’Incisione: era una cascina del Seicento, da quasi quarant’anni riallestita per ospitare una vera e propria scuola (su prenotazione) di quest’attività amanuense ormai pressoché dimenticata. All’interno si trovano stampe, disegni, ritratti, molti di questi addirittura realizzati con il torchio, come si faceva secoli fa: se non è bellezza questa.

Locali nelle vicinanze

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[Cà-Ri-Co]

€€
easyVia Savona, 1, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Iter

easyIter, Via Mario Fusetti, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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MaG La Pusterla

€€
easy, vintageVia Edmondo de Amicis, 22, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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MaG Cafè

easy, vintageRipa di Porta Ticinese, 45, Milano, MI, Italia
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Camparino in Galleria

€€€
pettinato, vintagePiazza del Duomo, 21, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Lacerba

easy, vintageVia Orti, 4, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Cape Town

easy, vintageVia Vigevano, 3, Milano, MI, Italia

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MILANO IN GIARDINO

Sarà di certo più ridotta nelle dimensioni, rispetto alle altre metropoli europee cui viene spesso paragonata, eppure Milano non manca davvero di nulla. Per ogni momento della giornata, sia essa stressante o serena, piena o pigra, attesa o maledetta, ci sarà un luogo della città adatto a essere visitato.

Alcuni di questi vanno bene sempre. Tra palazzi storici e angoli di bellezza nascosta, si scorgono infatti dei giardini che sembrano bolle di tranquillità dove potersi rifugiare se tutt’intorno è troppo veloce, ritagliare uno spazio se invece si ricerca solo silenzio. E molti di questi scorci di quiete portano con sé storie inaspettate.

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MILANO AL MUSEO

Per gioco, per amore o per interesse personale, ciascuno di noi ha probabilmente provato, almeno una volta nella vita, a coltivare una collezione. La sensazione di portare avanti e custodire una raccolta, che sia monotematica o varia, alimentandola per consegnarla forse ai posteri. E magari sarà durata molto meno di quanto ci saremmo aspettati o avremmo desiderato.

Milano racchiude invece una serie di musei, fondazioni, collezioni private di totale unicità: dalle raccolte di famiglie nobili, agli studi di designer e architetti che hanno tramandato le loro idee e i loro progetti, fino alle pietre miliari della cultura della città o a veri e propri luoghi di riflessione e contemplazione, artistica o introspettiva. Che si tratti di quadri, oggetti o anche solo memorabilia, l’intera città è disseminata di occasioni per conoscere più a fondo animi preziosi. Basta solo trovare la porta giusta.

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MILANO TRA I CORTILI

Passeggiare per le strade di Milano può rivelarsi una straordinaria caccia al tesoro. Fondata dai Romani, del cui Impero d’Occidente fu capitale, divenne poi centro culturale ed economico di un certo rilievo nel periodo Rinascimentale. Con il passare dei secoli, le nuove costruzioni si sono sovrapposte alle antiche, come spesso succede nelle città ricche di storia, senza però per fortuna cancellarle del tutto. 

Gli ariosi vialoni, o le strette stradine: ogni arteria di Milano potrebbe riservarvi sorprese di incredibile bellezza, se solo saprete dove andare a cercare. I portoni più anonimi potrebbero essere scrigni di ricchezza impensabili, e chiedere il permesso a un custode potrebbe essere un lasciapassare per un viaggio nel passato. A ridosso di chiese e monasteri, all’interno di abitazioni nobiliari, o semplicemente al centro di condomini privati: i cortili e i chiostri di Milano raccontano di vite trascorse, che ancora oggi fanno sognare. 

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MILANO E I SUOI PALAZZI

Lo sfarzo di sale affrescate, l’emozione di cortili e portici ad archi, le storie intrise di leggenda che hanno visto famiglie potenti intrecciarsi con sovrani e popolani. Milano fu centro di estrema importanza nel commercio e nella società fin dal MedioEvo, e regnanti e ricchi non persero tempo a costruirsi palazzi che ne dimostrassero l’importanza.

Scoprite allora un itinerario che vi porterà in giro per gli edifici storici, che in passato furono abitati da stirpi di valorosi, spesso poi caduti in rovina; altri ancora sono ancora di proprietà degli eredi, che con più cognomi e più interessi oggi dedicano i propri spazi privati alla valorizzazione della bellezza e del lavoro degli artisti moderni.

Perdetevi nelle immense sale da ballo, arrampicatevi sugli scaloni d’onore, percorrete i corridoi tappezzati per rivivere le atmosfere di tempi che furono, quando la brama di potere e il desiderio di cultura si fondevano in una sola, affascinante e pericolosa energia. E magari potrete chiedervi come sarebbe stato, se a vivere in quei giorni foste stati voi.

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MILANO DEI MIRACOLI

Lacrime, apparizioni, guarigioni: l’appiglio per chi crede e non ha null’altro, il dubbio per chi vuole capire di più, quando da capire c’è forse nulla. Miracoli a Milano si sono visti sin dai tempi della sua fondazione, e nel corso dei secoli le storie si sono moltiplicate.

I protagonisti sono stati dei più disparati: operai zoppi, poveri buoi, parroci con il mal di gola. A volte è un atto di speranza, altre la speranza di un atto. E anche per chi proprio non concepisce la possibilità di avvenimenti superiori, magari è una buona idea far visita in questi luoghi. Non si sa mai che si possa cambiare opinione.

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MILANO E LEONARDO

L’Uomo Universale, il genio che dipinse, scolpì, costruì, progettò, sconvolse e vide oltre. Leonardo da Vinci a Milano sostò eccome (1482-1499), in una finestra di vita che gli bastò per realizzare giusto una manciata di opere destinate a segnare la cultura dell’umanità. Ci era arrivato in realtà come messo, inviato da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, per omaggiare Ludovico il Moro con il suono di una lira progettata da Leonardo stesso (perché sì, era anche un più che discreto musicista). Rimase in quella che allora era una delle più popolose città d’Europa per dodici anni: l’assurdo capolavoro del Cenacolo rimane senza dubbio la traccia più celebre del suo passaggio qui, ma da Vinci ha disseminato per Milano svariati tasselli che contribuiscono a comporre il rompicapo della sua vita.