Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto, stasera al solito posto. Chi dice di aver dimenticato la vita da studente, racconta il falso. Di quelle sere e di quelle ansie, di quelle memorie non ci si libera: la vita universitaria resta dentro e addosso, nei modi, sui vestiti, attraverso le idiosincrasie, è un filo rosso di incertezze ed entusiasmo, polvere a cui dare fuoco per esplodere nella vita vera.
Ancora meno potrà dimenticarla chi ha vissuto triennale, magistrale, Master, qualsiasi, all’Harp. Più di quarant’anni a fare da tetto, qualche volta letteralmente, agli studenti del Politecnico, in piazza Leonardo da Vinci. Prima Angelo, il boss, enciclopedia di whisky e baffo da incorniciare. Ora prosegue il figlio Riccardo: famiglia di rivoluzionari, osti giurati che hanno attraversato generazioni di paninari, yuppies, nerd, criptovalute, qualsiasi.
Un pub in stile inglese, una selezione di malti da paura; miscelazione divertente, birre alla spina e piadine strepitose, mentre tutto intorno e legno massello, divani con il cuscino in pelle, ritratti d’altri tempi. Non esisterà giornata estenuante ai corsi, professore agrodolce, progetto difficile, che due ore all’Harp non potranno risolvere. Perché il buon bere e l’accoglienza vera sono come gli esami: non finiscono mai. Questa notte è ancora nostra.
Voi magari non ci crederete, ma anche l’inferriata di un balcone può accarezzare e avvolgere lo spirito. Sinuosa, quasi sensuale, una curvacea domanda troppo affascinante forse per poterle rispondere. Lo stile Liberty, l’Art Noveau italiana, vive a Milano dinamico, sulle flessuose rientranze di piante d’acciaio, fiori in ferro battuto e palazzi di cotto opulento.
Tra fine ‘800 e inizio ‘900 Milano assiste a una reale esplosione della nuova corrente artistica, nelle discipline più varie: pittura, scultura, scrittura. Due però sono le dimensioni in cui il Liberty si estrinseca meglio per i vialoni della vecchia Mediolanum: architettura, e contro ogni pronostico, lavorazione del ferro battuto. E ancora oggi facciate e cancelli meritano una passeggiata, mentre se ne stanno là con una sana punta di altezzosità e strepitoso snobismo.
Il nostro itinerario Liberty raccoglie i palazzi e le case più rappresentative. È tutto serenamente visitabile, ma vi consigliamo di perdere qualche quarto d’ora in più semplicemente ad ammirare e passeggiare con calma davanti a ogni facciata. La missione del Liberty era in fondo questa, liberarsi dalle insoddisfazioni di una realtà industriale, per rifugiarsi nella bellezza leggera e in qualche modo profonda. Insomma, state sereni che ogni tanto va bene anche solo guardare e non fare nulla.
Mediolanum, che i più romantici ritengono significare “coperta per metà da lana”: come la scrofa che Belloveso il Celto trovò proprio qui, e prese per segno divino, tanto da onorare l’apparizione fondando la città, a metà del 500 a.C. I più prosaici raccontano invece del significato “terra di mezzo”, perché effettivamente Milano era, all’epoca, nel mezzo del niente ma a metà tra nord Europa e Roma. Snodo fondamentale, quindi, per mercati, eserciti, anime.
Nel 222 a.C. venne conquistata da quei simpaticoni dei Romani, che la renderanno progressivamente uno dei centri più amati e vivi del regno. Quasi cinquecento anni dopo, nel 285 d.C., Milano sarà nominata capitale dell’Impero Romano d’Occidente: fu qui, per dirne una, che nel 313 Costantino promulgò il suo editto, che permetteva a chiunque di professare qualsiasi religione desiderasse. Non mica fuffa.
Certo non come altrove, ma i resti romani sono ben presenti a Milano, che li custodisce e li racconta con la sua consueta sobrietà. Date uno sguardo alla dimora degli Imperatori, o andate a salutarli per l’ultima volta dove andavano a riposare per l’eternità.
Qualcuno vi osserverà sempre. Dall’alto di statue immense, o dal basso dei vostri piedi. Sono anime che esistevano davvero, spiriti che continuano a vagare o semplicemente personalità ideali che i milanesi pensano bene di portare con sé e onorare, perché non si può mai sapere.
Ognuna di queste presenze, però, ha una storia. Ed è una certa magia andare a leggerne e capirne, pensando che magari domani sarete voi a voler dare le vostre idee e la vostra voce a qualcosa che al momento e là, ma ancora non è. Una presenza, appunto.
Scrittori, musicisti, poeti, artisti. E scultori, filosofi, premi Nobel, letterati. Poi pittori, architetti. Sono tutti transitati almeno una volta nella propria vita a Milano, che ha saputo accoglierli e coccolarli. Qui sono passate le menti più geniali che la storia, italiana e non, ha potuto partorire, nutrendosi della rete sociale che la città ha da sempre favorito e stimolato.
Non sorprendetevi di fronte cose che avrete già sentito, non stupitevi nell’ascoltare storie che non avreste mai immaginato. L’arte, tutta, è così: non si vede, passa attraverso noi stessi e lascia un sorriso di incertezza, come a chiedervi: “Ma davvero si può?”. Certo che si può.