Buon anno a chi ancora resiste e punta il dito contro la movida. Quelli che scrivono di aver visto gente assembrata (ma poi tornerà nell’oblio da cui è arrivato, questo termine?), senza mascherina, e magari lo scrive mentre si annoia al tavolino dell’autogrill in cui ha fatto sosta, mentre sta andando a sciare e ammassarsi e senza mascherina. Sono come quelli che “no lo Spritz non è un drink, non lo faccio nel mio locale“, e poi a fine mese è con gli Spritz venduti (che neanche sanno fare come si deve) che riescono a mandare avanti la baracca.
Buon anno a chi anche di fronte alle evidenze che ormai sono crescenti, rifiuta di convincersi, pur di non ammettere d’aver commesso un errore. Quelli che finiscono a lottare con il peggio, che quasi non meriterebbero assistenza alcuna, e comunque continuano a parlare di assurdità come dittatura sanitaria, complotto, grandi disegni. Sono come quelli che “a me con poco ghiaccio, lo so che lo aggiungete perché volete mettere poco alcool e fregarmi”. Magari chiedetegli pure due numeri per il lotto, se sono davvero tra i pochi eletti che conoscono il grande disegno del mondo (e dei cocktail annacquati).
Buon anno a quelli che invece di seguire le indicazioni di chi in un determinato campo vive e davvero lavora, pensano di saperne di più grazie alla loro laurea all’università della vita. Nella scienza e nella tecnica non si crede, si obbedisce. Altrimenti si chiamavano religione. Sono come quelli che “io ho mio cugino che mi da una mano con i social”, oppure “un parente appassionato di cocktail fa il barista da me”. La professionalità si chiama così, perché si parla di professione: i dilettanti lasciateli dalla parte giusta del bancone, e della vita.
Buon anno a quelli che alla luce di una visibilità ottenuta chissà per quale motivo, pensano di poter dire la propria su qualsiasi argomento, perché migliaia di like, apparentemente, sono anche titolo onorifico che garantisce voce in capitolo. E grazie per averci spiegato che si può essere influencer di miscelazione, cibo, tecnologia, viaggi, moda, cinema, libri, Covid. Contemporaneamente. Sono come quelli che “sai, sono del settore”, perché hanno lavato i bicchieri in un caffè di quartiere a sedici anni, e poi chiedono “che gin avete” prima di scegliere sempre lo stesso. Magari si tornasse a capire l’importanza di lavare i bicchieri, sempre e a qualsiasi livello.
Buon anno a quelli che fanno i furbi. Quelli che pur di non rispettare le regole preferiscono mentire, tacere, falsificare, sviare. Il Green Pass falso, l’omissione di una positività, il mancato controllo: siamo tutti nella stessa barca, e chi pensa di andare più veloce perché rema da solo, capirà presto che è solo remando insieme che si andrà lontano. Sono quelli che prenotano per tre e si presentano in cinque, tanto “basta che aggiungiamo due sedie”; o quelli che su ospiti, staff e soci lucrano millantando competenze e amicizie. Il rispetto, da consumatori, da imprenditori, da esseri umani, rimane una delle pietre miliari della convivialità.
Buon anno ai coerenti, i cui portabandiera sono i No Vax che “alla fine mi sono fatto tre dosi altrimenti non potevo andare al ristorante”. Combattere per un proprio ideale sarebbe un valore altissimo, fosse anche un ideale non per forza nobile. Ma la differenza tra lotta per passione e schieramento per ignoranza sarà sempre troppo complessa da comprendere. Sono come quelli che parlano male di un bar o di una persona, per poi andarci o riceverli al bancone la sera dopo, purché si possa fare una foto da postare o guadagnare qualche soldo. Più che l’onore, potè il digiuno, della vita sociale o del portafogli.
Buon anno, ma davvero, a quelli che nelle difficoltà hanno stretto i denti, creduto in se stessi, smussato angoli, affilato le unghie. A quelli che hanno insistito nella loro missione, sgomitando tra decreti e incertezze, e anche se a rilento adesso vedono la luce avvicinarsi. A quelli che addirittura hanno trovato la forza per (ri)mettersi in gioco nel momento più buio: il futuro sarà migliore, e il futuro comincia con il nuovo anno. Guardate in alto, a testa alta.